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Mamma, guarda comes sborro! Cap.2

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Mamma, guarda comes sborro! Cap.2Parlando di sesso, la cosa che preferisco è farmi leccare la figa. Mi piace sentire la lingua lappare le mie grandi labbra, sentirla penetrare all’interno, titillare il mio clitoride. Quella buonanima di mio marito, che Dio l’abbia in gloria, me la sapeva leccare davvero bene. Si ficcava col viso tra le mie cosce spalancate e me la lavorava di lingua e di labbra fino a quando non ero venuta almeno per due o tre volte. Non era un grande scopatore, ma come la sapeva leccare lui non c’era nessuno. Lo faceva con grazia, mettendoci tutto l’impegno possibile, si vedeva che gli piaceva. Mi ha fatto fare delle gran belle godute e adesso mi manca parecchio.Ormai è morto da parecchi anni, pace all’anima sua, e non è facile trovare chi lo sappia sostituire.Io sono ancora abbastanza giovane e ogni tanto incontro qualche uomo che mi fa la corte, ma quando arriviamo al dunque quelli vogliono solo scopare, o al massimo mettermelo nel culo. Non che mi dispiaccia, tutt’altro; un bel cazzo duro, grosso e nodoso, fa sempre piacere, e sentirselo scorrere tra le cosce o negli sfinteri e affondare dentro di me mi procura un discreto piacere, ma la leccata di figa è tutta un’altra cosa.Per fortuna ho tante amiche e tra donne, si sa, capita spesso che ci si diverta un po’, che si giochi con le nostre passere, soprattutto con quelle sposate.Dopo tanti anni di matrimonio sono stufe dei mariti, ma non tutte hanno voglia di cornificarli con altri uomini. Così ci si arrangia tra donne e vi assicuro che i risultati non si fanno mancare.Ultimamente ho conosciuto anche un paio di sposine, delle belle ragazze giovani e fresche, i cui mariti, tutti presi dal lavoro e dalla carriera, o forse anche da qualche troia di segretaria, le trascurano un po’ troppo.Le ho incontrate al circolo del bridge e non è stato difficile, dopo qualche passeggiata in centro e qualche tè coi pasticcini, portarmele a letto.L’altro giorno stavo giusto divertendomi un po’ con una di queste sposine, quando mio figlio Arturo, che credevo a lezione all’università, ci ha sorprese.Devo dire che è stato alquanto imbarazzante farsi trovare dal proprio figlio ventenne inginocchiata sul letto, completamente nuda e con il viso affondato tra le cosce di una ragazza ululante di piacere.La colpa, però, è anche un pò sua, dal momento che è entrato in camera mia senza neppure bussare.Scusate – ha detto, come se niente fosse – credevo che mamma fosse da sola.Però, invece di richiudere la porta e andarsene, si è soffermato a lungo a rimirare la scena mentre sul davanti dei jeans attillati gli si è formato repentinamente un inequivocabile gonfiore.Lo sai mamma – mi ha apostrofata quando finalmente si è deciso ad andarsene – che hai davvero un bel culo.Quella stessa sera, a cena, nessuno dei due sollevò l’argomento; ma mentre mi aiutava a sparecchiare la tavola Arturo mi piazzò una mano sul culo e, sorridendo, mi disse che era stata una bella sorpresa trovarmi a letto con una donna, per di più giovane e carina.Non güvenilir canlı bahis siteleri sapevo – aggiunse dandomi una bella palpata alle chiappe attraverso il vestito – che ti piacesse leccare la figa.Invece di dargli uno schiaffo, come avrei forse dovuto fare, gli risposi a tono.Non solo mi piace leccarla – gli dissi – ma mi piace anche molto farmela leccare.Se è per questo – mi rispose lui continuando i palpeggiamenti – non c’è problema. Se vuoi te la lecco io.A quel punto lo schiaffo glielo diedi ma lui, invece di risentirsi e allontanarsi da me, scoppiò a ridere.Come sei permalosa – mi disse – in fondo non ci sarebbe nulla di male. Sei vedova, e visto che hai un uomo in casa non vedo perché devi ricorrere ad una donna per godere. A me, te lo confesso, piacerebbe un casino leccartela. Non hai nemmeno idea di quante seghe mi sono sparato al pensiero di farlo. Sin da ragazzino andavo a raccogliere le tue mutandine usate e mi facevo delle enormi godute annusandole per respirare l’odore della tua topa e del tuo culo.Rimasi interdetta, non sapevo cosa controbattere.E lo fai ancora? – gli domandai sentendo un piacevole calore invadermi il bassoventre.Ogni tanto, quando non trovo una ragazza con cui sfogarmi.Arturo è un bellissimo ragazzo e le compagnie femminile non gli mancano di certo, ma l’idea che lui si menasse il cazzo pensando a me ed annusando i miei odori mi eccitò in una maniera pazzesca.Lui dovette accorgersene perché mi si fece più sotto e, inaspettatamente, infilò una mano nella mia scollatura.Hai un bel culo – mi sussurrò in un orecchio solleticandomelo con il suo fiato caldo e profumato – te l’ho già detto oggi, ed hai anche un bel paio di tette.La sua mano si intrufolò in profondità nella scollatura e prese a palparmi le poppe, facendomi indurire i capezzoli.Sono belle grosse e ancora sode come quelle di una ragazzina.I suoi jeans mostravano una erezione gigantesca, e senza neppure sapere io cosa stessi facendo, vi posai una mano.Nonostante tra la mia mano ed il suo cazzo si interponessero due strati di stoffa, quella dei jeans e quella dei boxer, riuscii a percepirne il calore e lo sentii fremere al mio tocco.Spaventata da quello che stavo facendo lo allontanai da me con uno spintone, ma ormai ero arrapata e quando lui mi si fece di nuovo sotto lasciai che mi sbottonasse la camicetta e gli permisi di aprire anche il gancio del reggiseno.Sono davvero belle – disse in un sussurro rimirando le mie poppe – verrebbe voglia di mangiarle.E, senza aggiungere altro, si tuffò col viso nel mio seno.Non è bello, lo so, farsi impastare, leccare e ciucciare le poppe dal proprio figlio ventenne, ma quando una è arrapata è arrapata, e non c’è ragione che tenga.E non è bello neppure farsi sfilare la gonna e lasciarsi abbassare le mutandine, ma in quel momento non capivo più niente e avevo solo voglia di godere, con tutta me stessa.Non ricordo neppure bene tutti i particolari, ricordo solo che ad un certo punto mi ritrovai seduta sul tavolo perabet di cucina, a cosce spalancate, mentre Arturo, inginocchiato a terra, aveva affondato il viso nel mio sesso e mi stava leccando la topa con una grazia ed una perizia degna del suo povero papà.Ricordo che dopo che mi ebbe fatto venire una prima volta con un orgasmo pazzesco, lunghissimo e devastante, gli puntai i piedi sulle spalle e, spingendo la sua testa tra le mie cosce divaricate, gli dissi di lapparmela ancora e farmi nuovamente venire.Mi fece godere per tre volte quel benedetto ragazzoe, tre godute colossali, e quando si abbassò i jeans ed i boxer per farselo ciucciare non potei dirgli di no.Così mi inginocchiai a mia volta a terra e gli tirai un bel pompino. Ha un cazzo stupendo il mio Arturo, bello grosso e lungo il giusto, duro come il ferro e nodoso come un bastone, con la pelle liscia come la seta e una cappella larga e dai bordi spessi e rialzati, proprio come piace a me.Ha anche un bel paio di coglioni, grossi e sodi, e gli leccai anche quelli.Mi piaceva leccare e succhiare quella cappellona cianotica e fare scorrere la lingua per tutta la lunghezza del cazzo. Mi piaceva palpare quel paio di coglioni che sentivo essere pieni di succo. Mi piaceva, soprattutto, l’idea di fare godere mio figlio.Continua così, mamma, continua senza fermarti che sto per sborrare – mi disse ad un tratto, quando dal suo cazzo iniziò a fuoriuscire un filo di bava collosa e leggermente salata – lecca la punta, da brava, passa la lingua tutto intorno alla cappella, lungo i bordi.Ci siamo – continuò mentre mi parve quasi di sentire i suoi coglioni gorgogliare – sto proprio per sborrare. In effetti il suo cazzo era diventato se possibile ancora più duro e lo sentivo pulsare nella mia bocca mentre il filo di bava si era fatto un po’ più spesso e mi fuoriusciva dalle labbra.Pensavo che mi avrebbe sborrato in gola, invece d’un tratto si sfilò dalla bocca e mi puntò la testa del cazzo contro il viso.Voglio sborrarti in faccia – disse – in faccia e sulle poppe.Come vuoi tu, piccolo – gli feci – puoi sborrare dove vuoi.Ho sempre sognato di sporcarti tutta con la mia sborra, di innaffiarti il viso e le poppe con i miei spruzzi.Spruzza dove vuoi – gli dissi di nuovo vedendolo inarcare il corpo e prepararsi alla sborrata – mamma ti fa fare quello che preferisci. Sporcala tutta se ti fa piacere, scaricale addosso i tuoi schizzi, sborrale sul viso, sulle poppe, tutto dove vuoi. L’importante è che tu ti faccia una bella goduta.Non riuscii quasi a terminare la frase che il suo cazzo, ondeggiando come una canna al vento, iniziò a scaricarmi addosso una sequenza ravvicinata di schizzi lunghissimi e potentissimi che mi colpirono il viso come schiaffi.Poi, reggendo il cazzo a due mani come fosse stata una pompa da giardino, il mio Arturo indirizzò i lanci contro le mie poppe, imbrattandole tutte di sborra calda, spessa e vischiosa. Infine – ma quanta ne aveva quel benedetto ragazzo! – diresse gli ultimi spruzzi nuovamente perabet giriş contro il mio viso, finendo di ricoprirlo col suo sperma.Ero quasi accecata da tutta quella sborra, ma riuscii comunque a vedere che il suo cazzo rilasciava ancora del liquido, seppure meno denso, che andò a ricadere sulle mie pantofoline di velluto e sui miei piedi.Quando finalmente le sue portentose palle si furono definitivamente svuotate lo sentii lanciare un lungo sospiro.Che sborrata, mamma, che sborrata! Credo di non avere mai sborrato tanto in vita mia. Hai visto che schizzi? Hai visto quanta ne ho buttata’Eccome se ho visto – replicai – e ho anche sentito! Guarda come mi hai conciata!Grazie, mammina, grazie davvero! Mi hai fatto fare la più bella sborrata della mia vita!Davvero? Bè, sono contenta, d’altronde anche tu mi hai fatto godere un casino quando mi hai leccato la figa.Andammo a ripulirci, ma sapevo che la serata non era ancora finita.Il mio ragazzo era ancora su di giri e, a quel punto, decisi di portarmelo in camera.Sdraiato sul mio lettone lo leccai dalla testa ai piedi, davanti e dietro. Gli leccai i piedi, le gambe, le cosce, la pancia, la schiena, gli leccai le orecchie, il collo ed i capezzoli.Gli leccai nuovamente il cazzo e i coglioni. Poi lo feci accovacciare sul mio viso e gli leccai anche il buco del culo.Poi lasciai che anche lui mi leccasse dalla testa ai piedi e quando volle mettermelo in pancia spalancai le cosce e lo feci entrare dentro di me.Mi scopò con l’irruenza dei suoi vent’anni e, sebbene mancasse di esperienza, la sua foga e la sua potenza sopperirono abbondantemente.Gli diedi anche il culo, ovviamente, lasciando che affondasse tra le mie chiappe fino in fondo.Inginocchiata sul lettone mi feci cavalcare il culo sentendolo affondare sempre più in profondità fino a sentirlo scaricarsi dentro di me con lunghi fiotti caldi che mi costrinsero a correre al cesso, dove mi raggiunse per assistere mentre mi svuotavo rumorosamente i visceri.La cosa dovette eccitarlo perché, nonostante avesse appena goduto, vidi il suo cazzo dare nuovamente segni di vita.Mi sa che mi farò una bella pisciata – disse all’improvviso – e senza darmi il tempo di capire cosa stesse succedendo, mi scaricò sul viso un fiume di urina calda che quasi mi tolse il respiro.Facemmo la doccia insieme, e mentre lo insaponavo il suo cazzo prese nuovamente a crescere.Sei instancabile – gli dissi sciacquandolo, e lui, per tutta risposta, mi infilò due dita nella figa ed uno nel buco del culo.Me la voglio di nuovo fare questa bella mammina – mi sussurrò in un orecchio – voglio di nuovo leccarle il suo bel figone nero e peloso e poi metterglielo dappertutto.Così tornammo in camera e ci facemmo un bel sessantanove, poi mi salì in groppa e me lo rimise nel culo.Mi cavalcò a lungo ma si trattenne dal venire e quando si sfilò mi diede la cappella da ciucciare.Ciucciala – mi disse – penso che sappia del tuo culo. Ciucciala per bene che poi te lo metto in pancia.E così fece. Per fortuna si sfilò per tempo e mi beccai in faccia un’altra formidabile sborrata, non abbondante come la prima, ma pur sempre di tutto rispetto.A quel punto il mio Arturo prese finalmente sonno ed io, nel silenzio della notte, potei tirarmi il mio ultimo ditale prima di addormentarmi al suo fianco.

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